16.12.09

L'ODIO MIGLIORE

Vera polpa di sangue
che per scivolare meglio sopra l’odio
nutri di odio migliore
il mio cadavere scarnato,
sdraiato sulla panchina
a puntare il cielo con la pistola.
E quando cominci
a scavare il mio sguardo
io mi difendo con ferocia e terrore.
Il mio sguardo è lo specchio
di cento sguardi persi
che si sono guardati dentro,
tremando.


L'ESERCITO DEL SERT

Resta polvere di noi
dai contorni ormai bruciati,
malinconico, insofferente, esercito del Sert.

Mozziconi spenti
e sagome gonfie che si muovono intorno,
fottersi di aids con la spada infilata in bocca
accovacciati sui tetti della Bicocca,
un urlo punk al megafono,
perché questa resurrezione?


DIGITALE

Ragazzini emo-digitali
seduti nei sottopassaggi crust di Milano,
che si distruggono con devozione le braccia
al ritmo hardcore 2.0 nelle cuffie.


15.12.09

EMILIA

Un laccio stretto alla gola
e incantevole bellezza
con i piedi sulla cenere
e la chioma rossa distesa,
tra luce che entra sporca
dalle vibrazioni metalliche
e dal camminare degli alberi
che mettono radici.

Libellule trafitte
o canti di violino,
sono clamori di vita che smarriscono e ridono.
E poi sfatti da baci avanzati,
ci divertiamo nei crepacci
a staccarci da dosso la pelle dell’anima.


13.12.09

VALVOLINE

Sarà tutto più elettrico e quasi
intrecciato, sparso tra i capelli polverosi
che tirano per il vento
a nord dei casermoni
e annusi, raspi, avvinghi,
contro la ghiaia che si indurisce
e rasoterra il cuore rantola in pozzanghere
che sanno di vespe e stonature.
Sarà tutta materia che cola
e che si lascia andare via perplessa
tra file di polmoni azzoppati
contro il cielo a strisce di ciminiera.


RADAR

Milano che ricama sagome sull’asfalto.
Il tuo corpo raggomitolato al Ticinese
come pelle fetish di tela nera
che puntello in terra con i chiodi
e bacio a sperma.
I radar penzolanti dalle finestre,
nascosti a voltaggio zero,
scagliati in pancia come pietre contro il cielo.
L’odore di stagnola
si infila nei corridoi, ci sbrana e scappa via, tra fogliami sparsi
di panchine vuote.
Senza parole si intrecciano le mani
e i nostri occhi bruciano di città.


11.12.09

MARKET PLACE

Ebe dietro allo specchio
ma amarti mi è impossibile,
del tuo amore teenager cosa ne ho fatto
nei bagni del mercato comunale?

Alle rockstar abbiamo giocato,
ti ho portato il cuore trafitto a due iniziali
con la schiuma del vomito
e un aereo di cartone.

Volevo pomparmi di brown barricato nella stanza,
aprirmi con picconate le braccia,
giocavamo entrambi con grandeur
ma entrambi baravamo.

Milano che surriscalda, il suolo crepato,
uno sniff e passo in volo,
ora pussy lasciami, fuori fa shock e devo andare.


10.12.09

NOI

Confondersi in ambigui tranelli
e splendidi nel crocevia
come dentro a noi riflessi,
ti salverai da questa immagine scaltra
che sovrasta sulla città?
In fondo al disastro
si distendono campi di viole
e il grido rompe la luce,
l’anziano osserva dall’angolo
il nostro segreto perderci.


RINOCERONTI DA FILM

Rinoceronti da film
e un sorriso che sfiora
il peso di Milano,
vita breve vita veloce,
ho pressato in gola
angoli di terrore
e costruito palazzi d’odio
con le porte sbarrate,
suoni e silenzi,
rimaniamo spauriti per terra
a intonare rime di passato.


8.12.09

TECHNIQUE

Frizione di uccelli in aria.
Lagnosa contrazione di un corpo che vibra
in mezzo ai macelli.
E non fai nulla
se non guardare il colare dell’argento
e lo spegnersi della calce
nei cortili.
Forse ci rivedremo più in disparte o
forse non ci rivedremo mai,
forse ancora saremo medesimo cemento
che allunga le radici in avanti.
L’eterno rottama l’eterno.
Vivi con morti parlano, di vivi e morti,
in un'altra fila penzolante di lampadine spente.


7.12.09

PLASTIC

Mi trucco allo specchio
e sono l’assassina
di specchietti e luccichini
tra le pareti cult di fumo,
decadente queen del bordello
che ballo lesbica sopra il cubo
e come Demonia nello scantinato
decollo sulla pista del Plastic
mentre fuori Milano vola.


6.12.09

CONFESSIONE

E lascio che i cespugli si diradino
commossi e melodiosi di spine,
tiranni del destino che mi trascino
e che mi seduce le spalle.
Al largo di acque grigie,
di amplesso che modello con carezze
e nel devastante rigurgito
al tremare del presente.
Mi atteggio con verve
in questo macello di bestie
e lecco l’umore che ti cola dalle gambe
inchiodata su uno stelo di pelle.
Senza più armonia
che implacabile sconvolge nelle vene,
scosse e vociferare
e muscoli contratti che crescono al mio dilagare.


MILANO FA BENE!

La tempesta ci ha lasciato storditi.
Sull’erba dietro le baracche
ragazzi nudi, sparsi a cumuli
e la città che cavalca il futuro.
Milano fa bene!
Oggi il cielo è immobile,
senza contorno.




5.12.09

DM

Tu sfili in tragedia
trafitta e poi distesa,
sulla tua migliore performance
come Milano in autoreverse.


3.12.09

VENERDI' FULMINANTE

Come un venerdì fulminante
vissuto a gran turismo nello stomaco,
ti uccidi da diva-oltre a Ponte Lambro
ragazzina del 2000
con i calzoni neri in pelle
e il prato immenso di degrado,
punk blu decadente
che mi spari in pieno nelle vene.


2.12.09

I CAPI DELLA BAND

Dal megafono ragazzi suicidi
sul mattino dentro al parco,
come la pioggia profumata
che bagna di piscio lo smog
è banale ripetizione della storia,
tradizione sconforto pomeriggio
della salvezza chiusi dentro al garage
e capi della band
con la stella tatuata sul cuore.

STEREO

In picchiata, giù
dal palazzo industriale,
un battito, e prendi il volo,
asfalto gas polmoni,
lo stereo-dio dalla finestra
e tu che canti a squarcia gola
l’inno preferito,
sopra il gelo di Milano
ti cola vodka dalla bocca
e il vuoto che sorprende.


STUDIO EVA

Ti scopo in piedi nei cessi dello Studio Eva,
corpo lurido riflesso nella merda
e ti spegni poco alla volta
sotto i colpi del junkie nel sedere.

La tua anima da giovane pussy milanese
si frantuma con la domenica di primavera
e ti regalo morti fetish a gambe all’aria
e rasoi, qualcosa di più eccitante
che solo il mio fuorivena in rock
sa cantare.


1.12.09

RAGAZZA ELETTRONICA

La ragazza elettronica che balla devastata
sui monitor del supermarket moderno,
tagliata in orizzontale, sgranata,
grandeur con il laccio al braccio
e la punta della spada
infilata in gola, che gode
a ogni colpo del beat
e fischia da figa in piedi
sul tetto del Gratosoglio.


URAGANO

Sul bordo del cornicione, e c’è solitudine
nell’uragano che ci assale
e in questa polaroid ingiallita
di noi bambini, di noi seduti sulle sedie ad aspettare,
dei poster sulle pareti
e c’è forza nel retro delle cucine consumate,
come invocare la solitudine
e riempire il piatto di mozziconi spenti,
sapevo di trovare la grandezza.
Dopo di noi, qualcosa di più eccitante e bello.
Amore perfetto, morte perfetta,
è dentro Milano il tuo urlo paranoico.